domenica 26 dicembre 2010

Playlist 2010: i migliori dischi dell'anno

Di seguito pubblico come da tradizione la classifica di quelli che a mio parere sono stati i migliori dischi dell'anno. Quella del 2010 è stata un'annata davvero molto ricca di uscite sia in abito hiphop che rock, dub step e soul. E se sul primo posto di Aloe Blacc con il suo suono a metà tra Marvin Gaye e Steve Wonder creato dalla geniale band dei El Michaels Affairs, non ho mai avuto dubbi fin dal primo ascolto, gli altri album se la sono giocata fino all'ultimo. Rimangono fuori a malincuore dischi come "New Amerikah part 2" di Erika Badu, "Gutter Water" di Oh No + Alchemsit, "III" di The Budos Band e soprattutto 2 dischi che hanno segnato il mio 2010 ma che non essendo dischi usciti quest'anno non ho inserito nella classifica: Fat Freddy Drop "A true story" e "Mr Bondigga". Sarebbero ai primi posti. Decisamente. Procurateveli.

Qui potete scaricare e ascoltare una playlist di 30 minuti con pezzi tratti da alcuni degli album in classifica (è in mono causa problemi tecnici):

Playlist 2010 compiled by Luke.

martedì 14 dicembre 2010

Cosa rimane da dire?

Riporto da beppegrillo l'articolo che più rappresenta il mio pensiero dopo la disfatta di oggi con la fiducia comprata dall'impero del male...Per fortuna a Roma si vedono le avvisaglie della rivolta popolare. Bella consolazione. "1867,398 miliardi di euro è il nuovo record del debito pubblico. In ottobre ci siamo divorati 23 miliardi, a settembre il debito era di 1844 miliardi. Nello stesso giorno del record che ci trascina verso l'abisso economico, il 14 dicembre 2010, alla Camera dei deputati Berlusconi ha vinto per 314 a 311. Si è svolto nella sala di velluti rossi un confronto osceno di compari che sentono l'odore della rivoluzione nelle strade e cercano di salvarsi con un doppio carpiato come Fini, rinnegando 15 anni di inciuci come Bersani e Casini. Nell'aula ridotta a un palcoscenico di mestieranti con battute da avanspettacolo e applausi improvvisi che scacciavano la paura del futuro (come quelli alla bara portata a braccia quando esce dalla chiesa) ci sarebbe voluta la follia di un Lombroso per interpretare volti, smorfie, ghigni, gesti. Per illustrare una nuova antropologia: quella della merda. In un Parlamento di venduti non è possibile parlare di voti comprati, come non è possibile trovare vergini in un lupanare. La recita dei deputati ha avuto ancora una volta la sua rappresentazione. Attori con stipendi stellari, macchine blu, finanziamenti (furti) elettorali da un miliardo di euro bocciati da un referendum, giornalisti al loro servizio pagati con una mancia di 329 milioni mentre il Paese va a picco. Guardateli, non vi fanno schifo? La Camera dall'alto sembrava questa mattina un ritrovo di vecchi compari, Berlusconi che accarezza il collo di Casini, il Bocchino tradito, il Fini paralizzato da una votazione che lo manda in pensione dopo 40 anni di carriera politica in cui non ha visto nulla, sentito nulla, detto nulla prima di uscire dal sarcofago, la "vajassa" di Fassino. Le labbra della Mussolini e quelle della Carfagna, gli occhiali da sole di Frattini. Le donne incinte, tra cui l'avvocatessa del prescritto per mafia Andreotti in carrozzella. La corte dei miracoli aveva più dignità, un circo ha più serietà, un bordello più dignità. Nel 2011 la crisi economica spazzerà via questa umanità ridente che si è appropriata dello Stato e dei media. Straccioni sociali che hanno avuto nella politica l'unica via per il successo, per sentirsi importanti, indispensabili, "onorevoli". Io non salvo nessuno e auguro a tutti di ritirarsi per tempo, prima che lo faccia la Storia che è, come si sa, imprevedibile e feroce."

giovedì 25 novembre 2010

venerdì 8 ottobre 2010

Rom, capro espiatorio

Questo articolo di Gad Lerner è uscito su “Nigrizia” e successivamente su giornalismo partecipativo. Lo riporto così come è stato scritto dall'autore perchè rappresenta a pieno il mio pensiero sulla questione ROM e sull'incredulità davanti ad una situazione Francese che lascia sempre più interdetti. Populismo, razzismo, fatalismo. Ingredienti che nell'europa unità, ancorchè di comodo, vanno chiamati per nome e non fatti passare per manovre necessarie.

Scrivo nelle ore che precedono il digiuno di Kippur, cioè una giornata di riflessione, pentimento, remissione e espiazione.

Mi piacerebbe che Nicolas Sarkozy, memore delle sue lontane origini ebraiche e del suo legame più vivo con la tormentata Ungheria, si fermasse pure lui, in attesa del suono liberatorio dello Shofar, a riflettere sul danno da lui perpetrato per vanità e superbia: cioè all’unico scopo di far risalire il suo deludente indice di popolarità che ne rende problematica la riconferma all’Eliseo.

Il cittadino d’Europa divenuto presidente francese, potrebbe riconoscere il destino beffardo che ha scelto proprio lui, con quelle sue origini, per riproporre al centro della scena europea un popolo colpevole con cui prendersela: i rom. Sempre il medesimo destino beffardo ha voluto che il capro espiatorio prescelto sia un popolo cristiano, e a tutti gli effetti europeo. Né turchi, né africani, né arabi: sono autoctoni, generati dalle nostre manchevolezze secolari, i destinatari di un allarme strumentale e subdolamente enfatizzato come minaccioso. Sono i nostri nomadi, minoranza perseguitata del Novecento e ancora oggi vittima di pogrom nelle regioni orientali dell’Unione. Sarkozy che ha disposto espulsioni mirate dei rom, infrangendo così la civiltà prima ancora che la giurisdizione comunitaria, sa bene che l’opinione pubblica lo applaudirà senza distinguere dentro alla massa degli emarginati. Il pregiudizio non fa certo differenze tra il rom col passaporto francese (la stragrande maggioranza, come del resto in Italia) e quello giunto di recente dalla Bulgaria o dalla Romania. Li accomuna nella richiesta di espulsione, pronta a trasformarsi in richiesta di eliminazione laddove gli scarti umani in questione risultassero non estradabili. Nel corso del suo digiuno di Kippur, Sarkozy potrebbe meditare sul pregiudizio da lui alimentato, quasi che alcune decine di migliaia di devianti approdati da altri paesi dell’Unione, costituissero davvero un problema non gestibile con normali politiche di sicurezza da uno Stato che conta sessanta milioni di abitanti. Ma altrettanto profonda è la ferita inferta all’idea stessa di Unione Europea, con la richiesta di applicare uno stato d’eccezione alla normativa della libera circolazione dei cittadini comunitari. Neanche l’11 settembre 2001 era riuscito a interrompere quello straordinario progresso garantito dal Trattato di Schengen, per cui viaggiamo da un paese all’altro dell’Unione come su un unico territorio. La deroga pretesa per i rom costituisce un antefatto che verrà invocato di certo da altri governi, contro i rom stessi e contro altre minoranze nazionali. Sarkozy dovrebbe se non altro essere turbato dalla solidarietà immediata che gli è giunta dai governanti italiani, già inventori nel 2008 di un censimento etnico che riecheggiava le leggi razziali di settant’anni prima. E felici di armare la guardia costiera libica perché spari sui migranti del mare, possibilmente risparmiando i pescherecci italiani.

Russia chiama Italia

Resta da aggiungere che, visto da fuori, il nostro Paese pare immerso in un regime di ineccepibile democrazia. Ha proclamato l’assoluta indipendenza della magistratura e la punibilità di qualunque ingerenza nel suo operato. La legge sullo <<>> è all’avanguardia e parrebbe garantire l’autonomia... La realtà, invece, è che i principi fondamentali e democratici vengono cinicamente violati senza conseguenze. L’illegalità è più forte della legge. Il tipo di giustizia che avrai dipende dalla classe a cui appartieni. Al vertice ci sono i VIP: la mafia e gli oligarchi. E gli altri? Gli altri niente. da: La Russia di Putin Adelphi 2005. Somiglianze?

lunedì 20 settembre 2010

Mc Donalds - I Was Lovin It

Un uomo è disteso su un lettino. Si capisce subito che è morto: siamo in un obitorio e accanto a lui c'è una donna che lo piange. Pian piano l'inquadratura si allarga, e alla fine si vede cosa lo ha ucciso: un panino. Il Physicians Committee for Responsible Medicine (Pcrm), un'associaizone di medici, prende di mira McDonald's e senza mezzi termini condanna i suoi hamburger. Lo spot è stato lanciato negli Stati Uniti e contiene un messaggio chiaro: quei panini uccidono. Non un'accusa velata ma un vero spot contro la società della grande M, il cui logo è ben visibile alla fine dello spot con tanto di claim rivisitato "I was loving it". Uno spot contro colesterolo, pressione alta e rischi di infarto. Finalmente un advertising sfrontato quanto quelli delle multinazionali che predicano ecologia, salute ed interesse per l'essere umano. Mac su tutte...

giovedì 9 settembre 2010

Fine del supporto fisico?

E' di qualche giorno fa la notizia del buco di 1 miliardo di dollari accumulato dalla catena multinazionale di homentertainment più conosciuta al mondo: blockbuster. Una voragine gigantesca ed incolmabile dai finanziatori soprattutto perchè maturata anche a causa della chiusura di ben 1000 punti vendita in tutta America. Chiusure naturalmente causate da tutti noi, onnivori downloader sostenitori del copyleft e del file sharing più selvaggio. Chiusura quasi normale quindi ed annunciata che se da una parte invita ancora una volta di più aziende, lobby dell'intrattenimento e governi a ripensare totalmente le leggi sul copyright e a nuovi modelli di business che partano dai nuovi consumi generati dalla società del web 2.0, dall'altra parte deve far riflettere sull'estinzione del supporto fisico, del feticcio: la cassetta prima, il dvd poi, il blu ray domani. Tutti questi supporti sono destinati a lasciare il passo a servizi di download a pagamento (Apple ha appena lanciato una nuova innovativa I-tv) che non necessiteranno più di pesanti scaffali in grado di supportare la nostra videoteca, bensì di piccoli contenitori di infiniti dati video, audio e quant'altro. Un po' dispiace soprattutto ai nostalgici del supporto, ma sono profondamente convinto che a decretare la fine di esso, non siano stati tanto i "pirati" o i download a pagamento (che in USA sono molto più diffusi rispetto all'Europa), quanto le scellerate politiche commerciali e distributive di tutta la catena del valore del sistema cinematografico: casa di produzione, major, catena di distribuzione. Multinazionali multimilionarie che non si sono accorte che mentre il mondo accedeva al contenuto gratuitamente, invece di lavorare sulle modalità alternative di accesso e fruibilità, hanno perpetuato insistentemente la vendita del contenitore a prezzi folli e fuori mercato. Scorrete lacrime, disse il poliziotto.

sabato 4 settembre 2010

Viral marketing responsabile

Il viral marketing comprende tutte quelle attività di comunicazione rese possibili oggi dal web 2.0 e volte a diffondere un messaggio, un video, un immagine come una propagarsi virale appunto, all'interno della rete. Obiettivo vendere, sensibilizzare, fare conoscere, o semplicemente generare profitto. Ecco un esempio di viral marketing socialmente responsabile messo in piedi da un'associazione ambientalista americana. E' geniale.

lunedì 9 agosto 2010

I bambini non dovrebbero vedere troppa TV

La televisione, oltre ad essere un intrattenimento molto interessante, può risultare anche una scatola piena di idiozie. Negli ultimi anni, la tv influenza i bambini più di quanto non fanno i loro genitori. Lego ha quindi deciso di realizzare questi spot con lo slogan "i bambini non dovrebbero guardare troppa tv! Noi non possiamo vietargli di vedere la tv, ma possiamo offrirgli un'alternativa che può far crescere la loro mente e la loro immaginazione".Geniale la censura con i Lego!
Da surfablog.com

giovedì 29 luglio 2010

Le forme della musica - di rientro dallo splash festival

La musica gira. A volte fisica su formati disparati, altre invisibile tramite pure frequenze, come dalle casse di un soundsystem durante un live in cui non si capisce bene quale sia il supporto che la produce, quali siano i mezzi grazie ai quali si diffonde. La musica può essere ovunque in mille forme nello stesso momento. Di recente ho assistito all'immenso e super organizzato Splash Festival, il raduno più grande d'Europa di musica hiphop in tutte le sue accezioni, dalle più hardcore e grezze alle sue evoluzioni più contaminate ed elettroniche. 4 palchi, 4 macro categorie sotto le quali raggruppare i diversi stili nel fare hiphop. Line up di oltre 50 artisti tra i quali: Wu Tang Clan, Antipop Consortium, Large Professor, Jachoozy, Dorian Concept, Missy Elliot, Hudson Mohwake, Guilty Simpson, Nas, Damian Marley. Una cornice surreale: da una parte il verde incantato della Sassonia e dall'altra un muro di macchinari in disuso alti 30 metri e pesanti 1300 tonnellate, modello transformers, utilizzati negli anni 60 per scavare siti minerari e cave saline. Quanto di più street accanto a quanto di più montano e outdoor. 2 mondi a confronto, un pancrazio in cui si incontrano mille stili, mille facce (stimate 100.000 persone), mille colori. Quanto di più difficile da immaginare per un italiano abituato a mega concerti di vasco rossi o rave techno con artisti impasticcati quanto il loro pubblico. Il tutto realizzato con una estrema cura per i dettagli: dal campeggio gratuito aperto a tutti 24 su 24, all'attenzione all'immagine, a che tutto fosse coordinato e presentato con i colori, i font, gli stilemi del festival. Una cosa ben fatta insomma. E la musica ha ringraziato. Era presente sotto forma di dischi tra le bancarelle, sotto forma di artisti intenti ad ascoltare ed ascoltarsi (gli Jachoozi che seguono con devozione tra il pubblico gli Antipop consortium è una delle immagini che porterò con me nel mio personalissimo dizionario sotto alla voce umiltà e rispetto), e ancora sotto forma di strumenti con Gentleman e Damian Marley ed il loro reggae per l'Africa. Era presente sotto forma di parole, tante, grazie a MC di livello superiore in grado di rendere quanto di più funky hiphop e quanto di più hiphop funky. Magia. Oltre a delle orecchie malandate, porto a casa molto da questo festival, su tutto una ritrovata armonia con la scena dei supporter della musica che amo, e ancora un maggior rispetto di quello che avevo prima per artisti amati comunque da sempre. Bello vederli esprimersi genuini, dare il meglio come in un loro concerto da solisti, sputare rime e note come se non ci fosse un domani, sentendosi forse pure loro parte di qualcosa di grande, di un evento capace di riunire in un paese sperduto della Germania dell'est, migliaia di persone con la voglia di ascoltare musica estremamente underground e, di riflesso, estremamente genuina.
Splash Festival, 13° edizione - Ferropolis (DE) 23/24/25 Luglio 2010 Luke Ringrazio Elena e Max fidi compagni di viaggio senza i quali lo splash non avrebbe avuto il senso che ha avuto.

lunedì 28 giugno 2010

Thanks Mike

Un anno fa se ne andava Michael Jackson. Grazie ala sua musica è cresciuta una generazione di artisti che oggi può realizzare un pezzo, una cover, del genere. Brividi ampiamente autorizzati: Aloe Black -Stones Throw - 2010. After Mike.

giovedì 24 giugno 2010

Quale futuro per la nostra identità?

Riporto uno dei più belli e riflessivi articoli che mi sia capitato di leggere sull'argomento informazione/identità/web 2.0 negli ultimi anni. Dentro ci troverete molti spunti di riflessione e non sarebbe male dibatterne proprio in questo spazio, così virtuale, così reale per certi versi, così in grado di fermare per un momento il flusso di informazioni continue che ci pervengono da ogni lato pur facendo parte di questo flusso, del suo scrosciare. L'articolo è stato scritto da Giorgio Fontana ed è apparso su "il primo amore" on-line.

Un io in frantumi

David Hume, trecento anni fa, proponeva di ridurre l'io a un fascio di sensazioni. Non c'è un'unità di fondo, l'anima è un concetto superfluo, tutto ciò che resta è quanto percepito. Un'immagine che sembra particolarmente azzeccata per descrivere la giornata di un giornalista, di uno studente e anche di un impiegato dei nostri giorni: praticamente di chiunque. Mentre scrivo quest'articolo, faccio refresh sulla pagina di Facebook e sul mio account di posta elettronica ogni due minuti. Mi fermo, mi rendo conto di essere al limite della dipendenza, o forse di averlo già superato. Ma chi non lo fa? In un articolo uscito su "il manifesto" il 18 giugno scorso, Marco Mancassola analizza con cura diversi aspetti della questione. In particolare si sofferma sulla CPA — la Continuous Partial Attention di cui parla Linda Stone, ex manager di Apple. Sappiamo tutti di cosa si tratta: saltare da una finestra all'altra, da un flash informativo all'altro, senza posa e senza mai approfondire realmente quanto leggiamo. Qualunque multitasker avrà provato la sottile ebbrezza di vedere un messaggio di posta in arrivo mentre fa alt+tab alla velocità della luce, passando dal sito di un quotidiano a un video di Youtube. Insomma: la concentrazione dedicata non solo alla lettura ma anche alla scrittura e in genere a qualunque tipo di fruizione del reale è pericolosamente in calo, in un mondo in cui essere si avvicina sempre di più a essere connessi — e, di più, a essere frantumati. Ma qual è lo sfondo di tutto questo? Dove siamo finiti?
Persi nell'infosfera Il filosofo Luciano Floridi — professore a Oxford e massimo esperto di filosofia dell'informazione — ha coniato un termine perfetto per indicare dove siamo finiti: infosfera. La realtà, a suo avviso, sarebbe definibile innanzitutto in termini di dati ancora prima che di enti, o forme di vita, o qualunque altro concetto. L'infosfera include la biosfera e il mondo materiale: il bit diventa l'atomo del terzo millennio. Il processo è stato rapido e non indolore per le generazioni a cavallo di questa rivoluzione che è insieme tecnologica e filosofica. Floridi è pacatamente ottimista, pur sottolineando i rischi del caso: con il tempo l'uomo si troverà sempre più a suo agio nell'infosfera, e sarà in grado di manipolare nel modo migliore la quantità esorbitante di dati cui è sottoposto. Ma al momento l'ottimismo non sembra molto giustificato. E questo non solo per quanto riguarda la rete, ma anche per il modo in cui la rete sta contaminando — in tutte le sue forme — la realtà materiale.
Un'ontologia del frammento Sì perché la frammentazione dell'infosfera non è soltanto una questione materiale o psicologica, sebbene questi siano risvolti molto importanti. È anche una questione filosofica: l'ontologia della rete è un'ontologia profondamente frammentaria, e il suo precipitato è la nostra vita di ogni giorno, la cara vecchia realtà cui eravamo abituati. La società dell'infosfera è fondata sull'idea che vi sia qualcosa da ricevere — che senza una sollecitazione esterna di qualunque tipo, dall'e-mail alla friend request di Facebook ai feed dei nostri blog preferiti, non vi sia attività e dunque non vi sia realtà. L'attesa di un messaggio in arrivo è molto di più che uno stato mentale. È come se la nostra struttura cognitiva, il nostro io, stesse andando alla deriva in un mondo che la rispecchia in pieno: sono punto di continuo da minuscoli spilli, e va bene così. In questo panorama, credo che la ricetta della disconnessione forzata sia quasi un'utopia. Certo, ci si può mettere a dieta dalla rete o persino isolarsi in un luogo dove il caos informazionale non ci raggiunga. Ma non è questo il punto. Il punto è che il mondo batterà i pugni contro la porta sempre di più, fino a impedire anche autentiche forme di solitudine o raccoglimento. Uno degli scenari possibili della rete futura, secondo Floridi, è quello di un "web 6.0" dove il confine tra online e offline, tra carbonio e silicio, è stato definitivamente eroso. Fantascienza? Non è detto. E non è nemmeno detto che questo futuro sia così remoto.
Il canto delle sirene
Ma per quanto riguarda il presente, l'incapacità di approfondire e gestire le informazioni rimane la cifra di questa società. Siamo immersi in un mondo che ha cambiato volto molto più rapidamente di quanto abbia potuto comprendere. E il problema ulteriore è che per comprendere ci vuole tempo e fatica, e un uso corretto dell'informazione: mentre la rivoluzione sembra scardinare anche questi assi. Gli elementi del reale sono molto più attivi che in passato. Non ci aggiriamo più in un cosmo fatto di oggetti muti cui dare un senso: il pop-up è una forma dell'essere, e tutto richiede attenzione, tutto canta come una sirena che brama il nostro tempo. Persino lo schermo non è un ricettacolo o uno spazio neutro. Le sirene sono ovunque. E i rischi della loro musica sono molti. Ne cito soltanto due. Il primo è quello di perdere un'autentica capacità dialogica e di argomentazione. Quanto tempo sono disposto a concedere allo sviluppo di un confronto serio? Non è molto più semplice limitarsi a twitterare uno slogan e leggere di sfuggita i commenti? Questo non significa che online non vi siano contenuti di qualità: tutt'altro. Semplicemente, condividono lo spazio con una miriade di informazioni estranee — mentre quando leggo un libro, leggo un libro. Punto. Non è una questione di profumo della carta o di validità del supporto, quanto proprio del silenzio semantico che crea un oggetto come il libro: non ci sono disturbanti. Nessun pop-up. A questo si lega l'altro timore: saremo ancora in grado di comprendere certe forme di bellezza? Un'umanità abituata a frammentare sempre di più la propria attenzione — e di converso, la propria idea di realtà — sarà ancora capace di dedicare tempo e fatica a Proust, agli ultimi lavori di Coltrane, ai dettagli di Kandinskij? O ridurrà tutto alla pagina della madeleine, al tema diA Love Supreme e a un'accozzaglia di colori? Imparare a gestire l'infosfera significa anche questo: non perdere la nostra estetica. E uso il termine nel senso più ampio: non perdere la nostra capacità di percepire attivamente, di usare i sensi, di rapportarci con il mondo — di qualunque mondo si tratti.
Io penso
All'inizio di questo pezzo ho citato Hume. Bene, Kant tracciò una via per evitare la frantumazione dell'intelletto propugnata dal filosofo scozzese: non è vero che l'io è solo un fascio di sensazioni, non è vero che non c'è un'autorità centrale in grado di sintetizzare ed elaborare compiutamente i dati. L'io penso è la risposta energica a questa visione. Nonostante l'enorme quantità di sollecitazioni cui siamo sottoposti, siamo primariamente noi. C'è una funzione logica che ripete io, io, ioio penso. Ed è a questa identità che dobbiamo riferirci per ritrovare la via. Perché al di là dei tecnicismi, credo che Kant avesse in mente anche un ideale etico. L'unità del suo io era profondamente morale: un'anima spezzettata e plurale è incapace di riconoscersi e di distinguere cos'è giusto fare: ma anche cos'è bello, cos'è importante, cos'è umano. Mentre finisco di scrivere, le sirene cantano di continuo. Posso sentirle. Per alcuni è impossibile tapparsi le orecchie. Per altri, è ancora necessario fare uno sforzo: se non altro per imparare a difendersi.

lunedì 21 giugno 2010

Stati uniti, arizona e nuovo (?) razzismo

Segnalo di seguito una vicenda molto importante che sta sfuggendo un po' dai radar dei giornali e blog nostrani e che è un segnale di un nuovo razzismo che sta nascendo in USA nonostante la presidenza di Obama.
Juan Varela era un immigrato messicano in Arizona addirittura di terza generazione. Aveva 44 anni, era nato negli Stati Uniti come suo padre e viveva nelle vicinanze di Phoenix nell’Arizona che a fine aprile ha approvato le leggi discriminatorie contro gli immigrati che hanno causato il ripudio di una parte importante della comunità internazionale. Era stato suo nonno, al tempo del Plan Bracero, a passare verso Nord la frontiera artificiale di quello che un tempo era tutto Messico. Lo ha assassinato Thomas Kelly, un suo vicino, dopo averlo più volte “invitato” (ci sono almeno sei testimonianze diverse di espressioni razziste di Kelly verso Varela) a tornarsene in Messico. L’omicidio è avvenuto il 6 maggio, appena pochi giorni dopo l’approvazione delle leggi discriminatorie, ma solo dopo lunghe tergiversazioni legali per far passare il delitto come una lite causata dall’alcool, solo il 9 giugno l’aggravante dell’odio razziale è stata rubricata come aggravante.
L’omicidio razzista di Varela contribuisce a creare una sensazione di fastidio e in qualche caso di ripudio verso gli Stati Uniti che sta aumentando negli ultimi mesi nel paese. Complice la porosità della frontiera binazionale e la tragedia del Trattato di Libero Commercio del 1994, che ha costretto ad abbandonare il paese almeno una dozzina di milioni di persone, quasi tutti i messicani hanno oramai parenti e amici dall’altra parte della frontiera. Durante molti anni, perfino durante la presidenza di George Bush figlio e nonostante il muro della vergogna che segna la frontiera fittizia tra i due paesi, hanno continuato a guardare agli Stati Uniti con simpatia e desiderio in maniera sensibilmente maggiore rispetto al resto del Continente.

All’arrivo di Barack Obama tale simpatia si è estesa ancora ma ora, dopo oltre un anno di attesa di una legge che migliori le condizioni dei migranti, il credito appare finito. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state proprio le leggi razziali dell’Arizona che, lungi dal dare una risposta ai migranti, li criminalizzano. Dal prossimo 28 luglio chiunque è sospetto di non essere in regola potrà essere detenuto arbitrariamente fino a sei mesi e multato pesantemente prima di essere espulso. È una legge voluta per poter ancor di più conculcare, in un momento di crisi economica, i diritti dei lavoratori migranti impossibilitati così sotto la minaccia dell’arresto e della deportazione a resistere a qualunque abuso dei datori di lavoro.

Nonostante Obama abbia condannato con parole molto dure la legge dell’Arizona “è una legge irresponsabile che contraddice i principi basilari della giustizia statunitense” questa ha fatto esplodere anche verso il presidente la valvola del risentimento rilevata dai sondaggi internazionali PEW. In Messico la quota di abitanti che aveva una opinione favorevole degli Stati Uniti era nel 2000 del 68% per scendere gradualmente dopo l’11 settembre fino al 47% dell’ultimo periodo di governo Bush e risalire al 69% al momento dell’entrata in carica di Obama. Ancora poche settimane prime dell’approvazione della legge discriminatoria in Arizona l’approvazione si manteneva al 62% per passare repentinamente al 44% attuale. Adesso il caso Varela, seguito con attenzione a Sud del Rio Bravo, contribuisce ad aggravare il solco tra i due paesi.

domenica 20 giugno 2010

Josè Saramago - tributo

"Il problema principale di questo modello sociale sta nel fatto che il potere economico coincida con il potere politico.

L’unico antidoto per invertire il cattivo funzionamento della democrazia è costruire una società critica che non si limiti ad accettare le cose per quello che sembrano ma non sono.

Una società che si faccia domande e dica di no ogni volta che è giusto dire no.

Perciò è urgente tornare alla filosofia e alla riflessione".

José Saramago, 1922-2010

venerdì 11 giugno 2010

Flying Lotus - cosmogramma

Da quando sono rientrato da New York sto sentendo davvero tanta buona musica e con rinnovata curiosità per le sperimentazioni e per i tentativi di andare oltre al monotono che impera un po' ovunque: nella vita, nella musica, nel cinema, nel paese. Per questo voglio segnalare un disco che è più di un disco, un'evasione dalla monotonia. Vi presento Cosmogramma, l'ultimo lavoro di Flying Lotus, l'anti-monotonia.

C’è poco da fare, a volte essere figli d’arte aiuta, ma qui non c’entra il paraculismo di italiana pratica e memoria. Si parla di vera arte, di ispirazione e di interpretazione della realtà musicale, forse globale, attraverso altre categorie. Forse senza toccarle del tutto le categorie. E’ un pensiero che sovviene naturale all’ascolto di Cosmogramma, ultimo lavoro di Steven Ellison, alias Flying Lotus, alias il nipote dotato di Alice e John Coltrane. L’ultimo della pista in fatto di pedigree…

Tre gli album prodotti dal 2006 ad oggi: 1983, Los Angelese e appunto, Cosmogramma. 3 steps evolutivi non solo personali ma di genere probabilmente. 3 balzi in avanti costanti partendo dal retaggio dell’immortale James Ynacey “J-Dilla” e da quello di casa Coltrane per arrivare ad un approccio totalmente nuovo nei confronti di quell’hiphop strumentale che sembra ormai la declinazione più genuina dell’estro creativo di chi ancora oggi intende cimentarsi con i 4 quarti senza risultare monotono e scontato. “Los Angeles” aveva tracciato il segno, ma a scavare il solco tra “tutto quello che si è sentito del genere hiphop elettronico strumentale prima di Flying Lotus” e “quello che si è sentito dopo” è proprio questo nuovo album, Cosmogramma, dove si uniscono Jazz, boom bap quantizzato, afro-beat viscerale di madlibiana interpretazione, elettronica (c’è anche lo zampino di Dorian Concept e di Tom Yorke), accenni di dub-step e trip hop, in dosi mai così amalgamate tra di loro. Ci sono echi di Coltrane appunto, riverberi “dilliani” e beat eclettici vicini a Janeiro Jarel, ma in definitiva tutto è reinventato totalmente ed ad un tale livello di perfezione che il genere nascente dalla mente e dalle vibrazioni di Ellison rappresenta per davvero qualcosa di nuovo, anche se di non drastico dato che Lotus ci ha accompagnati nel suo percorso evolutivo fin dall’esordio in warp con “1983″. Siamo certamente davanti ad una nuova cosmologia di suoni, ed il titolo dell’album non è casuale.

Possono esserci dischi più facili, più immediati e più facili da restare impressi nella memoria rispetto a Cosmogramma, ma ce ne saranno pochi, in questo 2010, in grado di far porre all’ascoltatore la stessa attenzione che richiede qualcosa di nuovo, qualcosa in grado di partire dalle radici jazzistiche della musica nera per stravolgerne e re-interpretarne i canoni stessi. Flying Lotus è la nuova “New Thing”.

Voto: 10

mercoledì 19 maggio 2010

Un po' di giustizia: condannati i vertici della polizia a Genova per il massacro della diaz

Condanne per un totale di 85 anni di carcere a 25 dei 27 imputati. Tra loro tutti i massimi esponenti delle forze dell'ordine. Nel primo grado di giudizio, nel 2008, erano stati assolti in 16

GENOVA - I giudici della Terza sezione della Corte d'Appello di Genova hanno ribaltato la sentenza di primo grado 1 per i disordini e l'irruzione alla scuola Diaz del luglio 2001 a Genova. Tutti i vertici della polizia che erano stati assolti hanno subito condanne comprese tra 3 anni e 8 mesi e 4 anni unitamente all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Nel complesso le pene superano gli 85 anni. In totale sono stati condannati 25 imputati sui 27. Il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri è stato condannato a quattro anni, l'ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini a cinque anni, l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi (oggi all'Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna) a quattro anni, l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola (ora vicequestore vicario a Torino) a tre anni e otto mesi, l'ex vicecapo dello Sco Gilberto Caldarozzi a tre anni e otto mesi. Altri due dirigenti della Polizia, Pietro Troiani e Michele Burgio, accusati di aver portato le molotov nella scuola, sono stati condannati a tre anni e nove mesi. Non sono stati dichiarati prescritti i falsi ideologici e alcuni episodi di lesioni gravi. Sono invece stati dichiarati prescritti i reati di lesioni lievi, calunnie e arresti illegali. Per i 13 poliziotti condannati in primo grado le pene sono state inasprite. Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di reclusione per i 27 imputati. In primo grado furono condannati 13 imputati e ne furono assolti 16, tutti i vertici della catena di comando. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto in primo grado 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere. In primo grado furono assolti Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco e oggi capo dell'Antiterrorismo, Giovanni Luperi; Gilberto Caldarozzi e Spartaco Mortola.

(18 maggio 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 3 maggio 2010

Presto ma non adesso

Tra poco, quando sarò pronto, inizierò a pubblicare qualche immagine e qualche storia dal mio ultimo viaggio negli states. Presto. Ma non adesso. Adesso è tempo di capire. Di ambientarmi di nuovo. Forse per la prima volta.

lunedì 26 aprile 2010

Gli incendiati

Antonio Moresco
Fra tre giorni (martedì 20 aprile) sarà in libreria -edito da Mondadori- il mio ultimo libro, un breve romanzo scritto pochi mesi fa, di getto, in un mese. E' una cosa che non avevo previsto e che è nata per un'improvvisa e incontenibile urgenza, mentre mi stavo preparando a gettarmi per molti anni (se mai li avrò) nell'impegnativa impresa che mi aspetta: il terzo, vasto romanzo che chiuderà l'orbita cominciata con Gli esordi e proseguita conCanti del caos. Oggi, a tre giorni di distanza dalla data d'uscita di questo piccolo libro alieno, leggo la risposta di Roberto Saviano alle dichiarazioni di Berlusconi suGomorra, allucinanti e gravi. Sono completamente d'accordo con Roberto ed esprimo la mia solidarietà a lui ma anche alle persone che, all'interno della casa editrice, hanno svolto in questi anni un lavoro onorevole e hanno agito in libertà pubblicando libri coraggiosi e buoni. Negli ultimi tempi, dopo avere peregrinato tra vari editori, ho pubblicato alcuni libri in case editrici del gruppo Mondadori. Per quanto mi riguarda, posso dire che nessuno ha mai cercato di limitare la mia libertà né le mie opinioni, di scrittore e di uomo. Spero che le persone che lavorano all'interno della casa editrice riescano a difendere il lavoro che hanno degnamente svolto e le scelte fatte in questi anni e che sia così anche nel futuro. In caso contrario, se la Mondadori e il suo gruppo diventassero un luogo militarizzato, io -per quel poco che conta- non ci potrei più stare. Il mio romanzo si intitola Gli incendiati e comincia così: «Allora ero completamente infelice. Nella mia vita avevo sbagliato tutto, fallito tutto. Ero solo. Lo avevo capito di colpo, in una notte di forte pioggia in cui non riuscivo a dormire, e ne ero rimasto annientato. Non c'era libertà intorno a me, non c'era amore. Solo aridità, asservimento, vuoto, vita che sembrava morte. Il paese dove vivevo era fottuto, tutto il mondo era fottuto. C'erano solo delle strutture che lottavano le une contro le altre per succhiare ciò che restava del midollo del mondo. Tutta la vita era sotto la cappa della morte. Uomini e donne perpetuavano la menzogna dell'amore. Andavano in giro inalberando i vessilli dei loro volti morti. Sbadigliavano esageratamente, per strada, guardare dentro le loro bocche spalancate era come affacciarsi a una latrina piena di merda morta. Mi ero separato da tutto e da tutti. Avevo troncato ogni legame. Mi ero gettato il mondo alle spalle. Se ero solo, meglio essere solo da solo. Ero uscito di strada, ero deragliato. Inutile raccontare dov'ero finito, le cose che ho fatto. Non sono tenuto a dirlo. Il tempo cambiava, la luce cambiava. Ma io non vedevo niente. Mi muovevo come un sonnambulo in una foresta di corpi morti. Era arrivata l'estate. La città dove vivevo si cominciava a svuotare. La gente caricava al buio le auto e fuggiva. Ma io non sapevo dove andare. Non avevo voglia di niente. Camminavo sui marciapiedi dall'asfalto molle per il caldo e provavo solo la vertigine di essere solo da solo invece che in mezzo agli altri, dopo che mi si era aperta la mente e avevo capito come stavano veramente le cose. Di notte restavo con gli occhi sbarrati nel buio, non riuscivo a dormire. Arrivavano solo, di tanto in tanto, degli improvvisi momenti di sfuocamento e di assenza, che non erano veglia e non erano sonno, come degli svenimenti da cui mi svegliavo di soprassalto, col cuore in gola. Una mattina, dopo una notte passata sveglio, svenuto, ho riempito alla rinfusa lo zaino, ho rastrellato nel cassetto i luridi soldi che avevo guadagnato negli ultimi mesi, sono salito in macchina e sono improvvisamente partito.»
Pubblicato da a.moresco il 17-04-10 il richiamo della foresta

martedì 23 marzo 2010

Sanità USA, prima svolta storica

Nonostante un testo riveduto e corretto in molti punti per non perdere i voti necessari da parte di alcuni repubblicani, tra cui gli anti-abortisti, arriva il primo si della Camera alla storica riforma della sanità promossa da Obama. 219 voti favorevoli contro 212 contrari. Grazie alla nuova riforma altri 30 milioni di americani riceveranno copertura sanitaria e non sarà più possibile per le compagnie assicurative rifiutare una polizza a malati gravi perchè troppo dispendiosi, o a chi per colpa di un'asma cronica, si vedeva rifiutata la copertura anche per malattie di ben altra natura. Cade così, tra mille polemiche di capitalisti repubblicani senza scrupoli, una delle vergogne più grosse degli USA da che esistono. Grande sostenitore della riforma, anche con il suo film "Sicko" precedente all'insediamento di Obama, è Michael Moore che proprio oggi sul suo blog dedica la vittoria ai repubblicani. Ecco cosa scrive lodando la riforma e criticandone al contempo le modalità di entrata in vigore e gli addolcimenti che il presidente ha dovuto concedere ai repubblicani (l'alternativa era non arrivare nemmeno con la proposta di legge alla camera):

La gran cosa della riforma sanitaria appena approvata? Salverà anche la vita dei Repubblicani «Grazie al voto dell'altra notte, anche vostro figlio malato di asma fin dalla nascita sarà assicurato, dopo aver sofferto per i suoi primi nove anni di vita, in quanto bambino americano con una malattia pre-esistente». Grazie al voto, «il vostro ragazzo di 23 anni investito da un automobilista ubriaco, che dovrà passare sei mesi ricoverato in ospedale, non vi manderà in bancarotta, perchè sarete in grado di tenerlo sulla vostra polizza assicurativa». Inoltre «dopo che il cancro sarà tornato per la terza volta, causando un ennesimo esborso di 200mila dollari in spese salvavita, la vostra assicurazione dovrà commettere un atto criminale solo a pensare» di liberarsi di voi. «Sì, miei cari amici Repubblicani anche se vi siete opposti a questa legge sanitaria, ci siamo assicurati che tuteli anche voi, in caso di necessità». «So che siete arrabbiati adesso. So che probabilmente pensate che se foste stati spezzati da una malattia, o cacciati di casa per bancarotta sanitaria, vi sareste in qualche modo rialzati e sareste sopravvissuti. So che è una storia confortante da raccontarsi, e che se John Wayne fosse stato ancora vivo sono sicuro che avrebbe potuto farci un film, per voi». Ma la realtà è che queste compagnie assicurative hanno «una sola missione: spremere da voi più soldi possibile, e poi lavorare come demoni per negare qualsiasi copertura e aiuto quando vi ammalate». Così «quando un giorno vi troverete all'improvviso colpiti da una una malattia potenzialmente letale, forse ringrazierete questi socialisti rosa, questi Democratici innamorati del Canada per quello che hanno fatto domenica sera». Sè è di qualche consolazione i ladri che dirigono le compagnie assicurative cercheranno ancora di negare la copertura agli adulti con condizioni pre-esistenti per i prossimi quattro anni». E in caso di violazioni «dovranno pagare appena 100 dollari al giorno. E, questa è la parte migliore, la nuova legge chiederà a tutti i cittadini che non sono poveri o anziani di sottoscrivere un controllo presso un'assicurazione sanitaria». È «una giornata favolosa per queste compagnie».

I CONTENUTI DELLA RIFORMA La riforma della Sanità americana approvata dalla Camera trasformerà le regole del gioco dell'assistenza negli Usa. Questi i cambiamenti chiave introdotti dalla nuova legge. -ASSISTENZA 'QUASÌ UNIVERSALE - Sono 32 milioni i cittadini americani che con la riforma avranno una copertura assicurativa, di cui oggi sono privi. A partire dal 2014 la maggior parte degli americani sarà tenuta ad avere una assicurazione sanitaria. In caso contrario sarà costretta a pagare una multa. Ciò - secondo le stime del governo - farà sì che il 94-95% della popolazione (cittadini e residenti 'legalì), avrà copertura sanitaria entro il 2019. -SUSSIDI AI MENO ABBIENTI - A partire dal 2014 il piano di assistenza per i più poveri (Medicaid) verrà significativamente ampliato ed includerà gratuitamente ogni individuo che guadagni meno di 14.404 dollari l'anno e ogni famiglia di quattro persone con un introito annuo entro i 29.326 dollari. Con questa misura 16 milioni di cittadini avranno copertura. - SGRAVI FISCALI PER LA MIDDLE CLASS - Le famiglie con reddito fino a 88.200 dollari riceveranno crediti fiscali per coprire buona parte dei costi della assicurazione sanitaria. Per i redditi inferiori (meno di 33.000 dollari) il costo della sanità sarà quasi interamente coperto dai sussidi. - MALATTIE PRE-ESISTENTI - Contrariamente a quanto permesso sinora, dal 2014 in avanti le assicurazioni sanitarie non potranno più rifiutarsi di vendere le proprie polizze ai cittadini con malattie pre-esistenti, nè caricare costi esorbitanti per questi pazienti o rescindere le polizze in caso di sopravvenuta malattia. Da oggi al 2014 i cittadini malati potranno accedere a coperture 'ad hoc' previste con particolari assicurazioni. Le compagnie saranno tenute inoltre a far rientrare sotto la copertura assicurativa dei genitori anche i figli fino a 26 anni di età. - COPERTURA MINIMA GARANTITA - Le assicurazioni dovranno coprire almeno il 60% dei costi di servizi e cure sanitarie. Nessuna famiglia dovrà mai spendere di tasca propria più di 11.900 dollari l'anno. - MULTE PER I DATORI DI LAVORO - Le aziende con 50 o più dipendenti verranno multate se non offriranno copertura sanitaria ai loro impiegati. - MEDICARE, LA ASSISTENZA PER GLI ANZIANI - Da quest'anno tutte le analisi preventive (quali colonscopia, test della prostata) saranno gratis per chi riceve Medicare. Miglioreranno anche i benefici per gli anziani riguardanti i ticket sui farmaci: per il 2020 la maggior parte degli assicurati non pagherà più del 25% del costo dei medicinali. Una volta raggiunta una certa cifra questa percentuale scenderà al 5%.

venerdì 19 marzo 2010

Blogging

Pensavo. Tenere un blog significa esporsi e ritrarsi al contempo. Esprimersi immersi nei resti di pensieri a frammenti. Ricomporsi rileggendosi, ricrearsi pensandoci. Pensavo.
E' come leggersi mentre si pensa, come palesarsi pur nascondendosi dietro parole scritte anzichè pronunciate. E se questo fosse l'unico mezzo che ci rimane per comunicare, con noi stessi prima che con gli altri? Questo, non la carta su cui scrivere, il quaderno dentro cui svanire. Questo spazio virtuale in cui nessuno sa fino in fondo ciò che trasmette, ciò che riesce a comunicare e comunicarsi. Esprimersi senza fine, con un mezzo infinito, anche se un po' troppo finto, vacuo, virtuale. Un'esperienza di incomprensione della realtà fatta attraverso un'interazione, disperata, con essa, o il suo simulacro, la rete. Pensavo a questo mentre scrivevo, oggi, questo post. Senza comprendermi, senza comprendere lo spazio in cui queste parole scorrono. Pensavo e scrivevo.

lunedì 15 marzo 2010

Propaganda

Questa la copertina ignobile dell'ultimo Newsweek. Propaganda repubblicana o dolcificante per le famiglie americane che hanno perso i propri figli in guerra?
Ciò che è certo è che questa copertina, assieme all'Oscar assegnato a "The Hurt Locker", film filoamericano sulla guerra in Iraq palesemente "guidato" all'award, non arrivano per caso visto anche il calo di popolarità (forzato) del presidente democratico in carica. C'è puzza di morte.

lunedì 8 marzo 2010

Iraq, Afganistan e Pakistan

Un paio di commenti sulle notizie di questi giorni: in Iraq non si sta assistendo alla nascita della democrazia. La democrazia nasce ed è voluta dal popolo, non può essere imposta dall'esterno. Il semplice fatto che sull'Iraq venga posta attenzione, quella che non viene posta per esempio per la guerra civile in Somalia dove gli Stati Uniti continuano a fornire armi ed appoggio ai clan somali che più gli fanno comodo per contrastare quelli appoggiati da Al Queda, è sintomatico di quanto vogliano farci credere che la guerra, la destituzione di Saddam (che pure andava esautorato) e la permanenza (insensata) per più di un lustro dei soldati americani in quella zona abbia avuto benefici. Attraverso questa strategia mediatica vogliono anche giustificare la permanenza ancora più insensata dei marines in Afghanistan. Altra manovra puramente politica e che di strategico ha poco o nulla visto che pare evidente che non esista una strategia, che, se ci fosse e contemplasse una conclusione della guerra, dovrebbe passare necessariamente per l'avanzata militare in Pakistan, dove in realtà si nascondo i leader di Al Queda. E siccome (per fortuna) l'invasione del Pakistan non è ancora contemplata, a maggior ragione la permanenza nello stato Afgano non ha nessun senso. A meno che non si creda veramente al concetto fuffa di "democrazia da esportazione". Morte, distruzione, mutilazione. E' tutto qui.

domenica 7 marzo 2010

E' nato groovenauti.com!

Era il 2005 e sul web nasceva improntakru.com, il primo spazio virtuale in cui i progetti della nostra crew potevano trovare una divulgazione più ampia. Quel sito ha visto nascere discussioni, progetti, suggestioni reciproche per tutti i membri della crew, lontani fisicamente gli uni dagli altri, ma anche grazie al portale, sempre in connessione. Recensioni, video, foto, segnalazioni e progetti in free download, costituivano l’ossatura del nostro mondo virtuale. I tempi di facebook, myspace e di tutti i nuovi mezzi di comunicazione nati con il passaggio al web 2.0, erano ancora lontanissimi…5 anni a livello telematico possono rappresentare un’era geologica.

E proprio i nuovi mezzi, più veloci, fruibili ed aggiornabili hanno spostato l’attenzione da improntakru.com a nuovi spazi virtuali in cui portare avanti più velocemente i nostri progetti, senza la necessità di gestire il tutto su un portale macchinoso e a volte complicato da mantenere.

Parallelamente i progetti del gruppo Impronta, si sono naturalmente frammentati ed ogni membro ha scelto la sua via: chi il writing, chi il disegno, chi il rap, chi la musica, chi il fumetto, chi la scrittura. Dalle ceneri del gruppo allargato sono nel frattempo nati i Groovenauti (Max e Psycho), impegnati a tenere vivo lo spirito originale dell’impronta, continuando anche a curarne il sito internet.

Oggi, a marzo 2010, quel sito non esiste più. Il suo ciclo si è chiuso definitivamente ma in favore di un altro che già in altri spazi virtuali si stava muovendo da un po’. Oggi si necessita di uno spazio dove tutto sia condivisibile, dove i contenuti siano aggiornabili costantemente e dove le discussioni possano proseguire in maniera più fluida. Si riparte da qui quindi, da www.groovenauti.com e da tutto quello che potrà rappresentare, di nuovo, per l’impronta e per chi ci leggerà da esterno.

Non sarà solo un blog di informazione sulle attività dei Groovenauti, ma anche un portale di musica, dove trovare news fresche su progetti musicali underground, concerti, recensioni di dischi che amiamo, podcast, video e quant’altro riterremo (e riterrete) opportuno.

Benvenuti quindi, si riparte. Il Groovenautilus scalda i motori.

giovedì 4 marzo 2010

"Guarda come si veste la gente"

Oggi parlando con una persona del tempo in cui stiamo vivendo, l'argomento "crisi" è parso quasi inevitabile. Per rendere subito l'idea della percezione della crisi, questa persona mi ha detto:"non è affatto passata, insomma, basta vedere come si veste la gente". La frase mi ha fatto pensare. Possibile che il primo sintomo, il "first in mind" del mio interlocutore, fosse un particolare così poco rilevante, così superficiale, così poco oggettivo e parametrabile? Di chi stiamo parlando, e soprattutto di cosa? Di griffe che scompaiono dal vestiario della middle class? Sono le griffe o le pieghe del vestito a definirci in salute o in crisi? Al sol pensiero avverto un brivido lungo la schiena

mercoledì 3 marzo 2010

La gestione della popolazione superflua - da Angela Davis. Parte 2

Angela Davis dice:"Una delle maggiori sfide che ci troviamo di fronte è quella di elaborare un'idea nuova di sicurezza. Come possiamo contribuire a mettere il mondo al sicuro dai saccheggi del capitalismo globale? Questo senso più ampio di sicurezza potrebbe comprendere anche la cancellazione del debito dell'Africa; potrebbe significare arrestare la macchina della privatizzazione che minaccia la nuova società che si sta cercando di costruire in Sudafrica. Comporterebbe anche uno spostamento delle priorità dal complesso carcerario-industriale all'istruzione, agli alloggi, all'assistenza sanitaria. E' importante infine, levare la voce contro il capitalismo globale come causa maggiore dell'emigrazione moderna. L'attivismo dei gruppi per la difesa dei diritti umani non può che passare da questa considerazione." Sottoscrivo.

mercoledì 17 febbraio 2010

La gestione della popolazione superflua - da Angela Davis. Parte 1

Inizio oggi, in seguito alla lettura di "Aboliamo le progioni? - contro il carcere, la discriminazione, la violenza del capitale" dell'attivista politica Angela Davis (Black panter negli anni '70 e oggi insegnante di storia della coscienza presso l'Università della California), la pubblicazione di alcune parti significative del libro che, ritengo, portano alla luce in maniera quanto mai lucida, molti problemi che affliggono la nostra società odierna, partendo dalla prospettiva razziale e sessista che segna molti ambiti della quotidianità nel nuovo scenario globale. "Oggi sembra che la gente si senta continuamente minacciata da un possibile crimine, una sensazione fomentata dai media. Questo senso di panico è costruito ad arte o ha un qualche fondamento? Certe psicosi si sono sempre verificate in condizioni particolari. Pensiamo ad esempio alla psicosi dello stupratore nero subito dopo l'abolizione della schiavitù. Il mito dello stupratore nero era (è) una componente chiave di una strategia ideologica volta a riformulare i problemi derivanti dalla necessità di gestire i neri appena affrancati. Analogamente, la psicosi della criminalità non è legata a un aumento materiale della delinquenza ma piuttosto al problema di gestire vasti settori della popolazione resi superflui dal sistema del capitalismo globale. Il nazionalismo richiede sempre un nemico, che sia interno o esterno alla nazione. Non è una novità. Le conseguenze concrete, ovviamente, sono orrende. Le persone di origine araba o mussulmana - o quelle che SEMBRANO arabe o mussulmane (qualunque cosa possa voler dire) - stanno soffrendo terribilmente negli USA e in Europa. L'occupazione statunitense dell'Iraq e dell'Afghanistan sta avendo conseguenze spaventose ed inimmaginabili."

mercoledì 3 febbraio 2010

Agricoltura impoverita e McItaly

Sarà l'ennesima deriva morale di questo governo, o saranno le mazzette che scorrono tra i banchi dei parlamentari partendo da i gruppi corporativi che controllano la nostra agricoltura, ma nessuna di queste giustificazioni può dare credito all'attività di sponsoring del nostro ministro all'agricoltura Zaia messa in atto nei confronti di McDonald. Non esiste che chi è preposto alla salvaguardia e alla salute del sistema agrario ed alimentare del paese se ne esca con un sodalizio con la multinazionale del cibo per eccellenza, ringraziandola per "la grande operazione culturale" (parole sue) messa in atto con la creazione del panino McItaly. Non esiste. Può dirlo l'amante delle salse drogate di Mac, ma non il ministro dell'agricoltura.
Il fatto è questo: McDonald creerà un fantomatico panino italiano (a che gusto?, qual'è il gusto degli italiani? Ne esiste uno ed univoco identificabile?) sfruttando solo ingredienti provenienti dalla nostra terra e commercializzandolo in diversi paesi esteri. Il ministro ringrazia e parla di operazione culturale e di movimentazione dell'economia agricola. Siamo certi che sia così? Siamo sicuri che gli agricoltori, i braccianti, abbiano bisogno di veder movimentata l'economia in questo modo? Le logiche di approvvigionamento della multinazionale non porteranno piuttosto ad una guerra di prezzo al ribasso e di abbassamento di costi e qualità delle materie prime? La risposta è solo una: SI. I fast food nascono con un obiettivo di business ben preciso che passa per la produzione di volumi di prodotto a basso costo, le logiche di efficienza sono il dictat numero 1, e i processi di approvvigionamento per ottenere le materie prime italiane non faranno eccezione. Carni, formaggi, lattughe e pomodori acquistati a prezzi irrisori, agricoltori costretti a mettersi in gara in un gioco al ribasso continuo, manodopera costretta a prostituirsi per pochi centesimi all'ora. I guadagni saranno solo dei vertici dei grossi gruppi in grado di vincere le gare d'appalto. Ciò che accade ora insomma, ma eccentuato all'ennesima potenza e sponsorizzato dal ministro all'agricoltura. E in nome di che? Della possibilità di esportare in tutto il mondo un gusto omologato e spacciato per italiano? Raccontatela a qualcun altro.

lunedì 1 febbraio 2010

Ciò che diventiamo

"Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno viene fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che sono felici!
La nostra civiltà è così vasta che non possiamo permettere alle nostre minoranza di essere uno stato di turbamento e agitazione. Domandatelo anche tu: che cosa ci preme, in questo paese, avanti e soprattutto? Gli esseri umani vogliono la felicità, non è vero? Non è quello che sentiamo dire da quando siamo al mondo? Voglio un po' di felicità, dice la gente. Ebbene non l'hanno forse? Non li teniamo in continuo movimento, non diamo loro interrottamente svago? Non è per questo che in fondo viviamo? Per il piacere e i più svariati titillamenti? E tu non potrai negare che la nostra forma di civiltà non ne abbia in abbondanza, di titillamenti...
Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora non porgliene nessuno. Fa che dimentichi che esiste una cosa come la guerra, imbottiscili di fatti al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di chè avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno!" Ray bradbury - Fahrenheit 451

mercoledì 20 gennaio 2010

La finzione è dio, dio è la finzione

E' tra noi. Ma non richiesto. Non intenzionalmente convocato. E...non abbiamo sacramenti che mediano, coi quali proteggerci, con i nostri rituali accorti, astuti, venerandi e meticolosi, non possiamo costringerlo a racchiudersi solo in determinati elementi come pane e acqua o pane e vino. E' venuto allo scoperto, si allarga in tutte le direzioni. Ci guarda negli occhi; e guarda attraverso i nostri occhi. Philip K. Dick - Le tre stimmate di Palmer Eldricht

domenica 17 gennaio 2010

Volti ignoti

Voi li avete visti i volti dei responsabile del degrado a Rosarno? Intendo quelli veri, quelli che sfruttano un immigrato pagandolo 15 euro l'ora per raccogliere le arance che si mangia anche Maroni. Avete letto da qualche parte i nomi di quelle aziende agricole che sono in grado di rimanere sul mercato di oggi abbattendo i costi di manodopera perchè sfruttano l'immigrazione ed il lavoro nero (fiscalmente e cromaticamente)? Avete visto le coscienze di chi pretenderebbe di pagare zero la frutta e le verdura al supermercato e non pensa che meno costa, meno guadagnano gli ultimi ingranaggi del ciclo produttivo e più si contribuisce al degrado civile/morale/economico delle persone migrate?
Io ho visto solo dei poveri ragazzi sfruttati andarsene sbattendo la porta ricordandoci quanto siamo incivili, quanto siamo in grado di fare regole che favoriscono il loro aggiramento per lo sfruttamento dei più deboli, quanto non ci importi di lavorare sulle cause dei problemi e non sulle conseguenze. Ho visto un Italia che mi fa sempre più schifo.

sabato 9 gennaio 2010

Il benessere di pochi, il fango di molti

Improvvisamente ci si ricorda che esistono. Che puzzano, che sono sporchi e che ciò nonostante contribuiscono al benessere di tanti, all'arricchimento di chi li sfrutta. Sono le migliaia di persone che versano in condizioni disumane e abitano simulacri di case, fabbriche abbandonate e decadenti, casolari, cantine. Pezzi arrugginiti di industria. Sono gli scarti del processo produttivo che contribuiscono a portare avanti. E non se ne vuole sapere nulla. Solo quando si ribellano stremati. Ce ne sono a Rosarno come a Trento, a Milano come a Bologna. Fare finta che il problema sia l'immigrazione e non la connivenza e l'accondiscendenza verso un sistema di lavoro nero e schiavista è una pratica fascista. La deriva continua e gli occhi rimangono chiusi con il filo spinato.

domenica 3 gennaio 2010

10 cose che ricorderò degli anni zero

A braccio quelle che mi sono rimaste più impresse:
  1. L'11 settembre 2001 e ciò che ne è conseguito nella dicotomia libertà/sicurezza
  2. L'elezione di Barak Obama e ciò che ha rappresentato per l'umanità
  3. Il ritorno e poi ritiro di Michael Jordan con gli washinton wizard
  4. Il web 2.0, il file sharing e la fine dei vecchi concetti di informazione
  5. La condivisione web di vissuti prima ritenuti insignificanti o solo propri
  6. La farsa di George W. Bush e Osama Bin Laden
  7. La guerra in diretta
  8. La berlusconizzazione dell'opinione pubblica
  9. La diffusione della cultura hiphop e dei suoi suoni in stili, costumi, culture prima lontane
  10. Antonio Moresco e i canti del Caos