lunedì 17 ottobre 2011

Black block o black posts?

E' davvero incredibile. Accade sempre ed ogni singola volta riesco a stupirmi di quanto l'informazione sia traviata, strumentalizzata. Migliaia di proteste in tutto il mondo contro il capitalismo ad ogni costo, contro il sistema finanziario, contro l'economia virtuale. E i telegiornali cosa fanno? Non passano neanche un nano-secondo ad analizzare le ragioni delle migliaia di manifestanti pacifici (che sono stati il 90%), bensì passano ore ed ore di dirette e servizi speciali a raccontare ogni piccolo dettaglio della guerriglia urbana messa in campo da pochi, dai soliti facinorosi, dai provocatori, per altro prevedibilmente fomentati da gruppi di infiltrati volti a far volgere al peggio le proteste al fine di strumentalizzate pro-governo le rivolte. Non so nemmeno se è più scandaloso scandalizzarsi ancora di questa procedura o se lo è non farlo. Il reale diventa finzione e la finzione viene passata come reale. E' davvero pazzesco. Lasciate perdere i black block, ma perchè la gente protesta in ogni parte del mondo senza venire ascoltata? Vogliamo parlare di questo invece dei coglioni con i sassi e con le pietre che contribuiscono a svilire tutto, a fare il gioco dei potenti? Che poi li chiamano indignados, potrebbero a questo punto chiamarli desaparesidos, perchè affibiandogli un nome così volgare ed "esotico", non si sono nenanche affacciati sulla scena che saranno già scomparsi, desapared. Affibiare un nome per negarlo. Questo è ciò che sappiamo fare meglio, indicare con tutte le nostre forze per cancellare, caricare per svuotare. Forzare e ribaltare il significato. Chi scrive, chi affibia nomi, chi parla con leggerezza "degli indignati" dovrebbe chiedersi chi sono gli indignati: siamo tutti, tranne i (pre)potenti. Compresi quelli che scrivono. Indignatevi anche voi, magari datevi un altro nome.

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