lunedì 4 maggio 2009

Berlino città aperta

Realizzi che sei in un luogo altro, forse in un mondo altro, quando scendendo dall'aereo non devi nemmeno fermarti per capire quale sia la direzione verso il terminal dell'aereoporto. Tutto è segnalato in modo chiaro ed intuitivo. Capisci che a fianco dell'Italia, anzi a kilometri ideologici di distanza, esiste una possibilità concreta di guardare alle problematiche attuali come inquinamento, eco-sostenibilità, socialità, integrazione, dopo pochi giorni di vita nella city. Perchè ci sono segnali che puoi cogliere con estrema facilità anche restando solo 4/5 giorni in una delle città più belle d'Europa. La vivibilità è un vero e proprio credo, non una chimera inseguita senza troppa convinzione a suon di decreti legge, regolamentazioni pressapochiste e qualunquismo. L'ordine non è vissuto come ostacolo alle proprie libertà ma come strumentale ad una socialità e ad una vivibilità appunto, necessarie per una vita serena. Cosa effettivamente difficile da capire per un italiano, mediamente. Colpisce questo di Berlino in prima battuta. Più dei siti storici che pure sorgono in ogni dove su una superficie metropolitana sterminata. Più delle serate drum&bass in locali ricavati in vecchi bunker del regime o hangar della Luftvaffe. Sono scene, episodi di "microvita" che caratterizzano un viaggio, la città visitata, le persone incontrate. E' il fatto di poter girare una città con una bici a nolo in totale sicurezza perchè è concepita per l'utilizzo massiccio delle biciclette anzichè delle macchine. E' il fatto di trovare nei supermercati solo sportine in fibra di canapa anzichè le ambientalmente contundenti buste in plastica. E ancora è l'esistenza di quartieri periferici dedicati agli immigrati dove il termine ghetto perde di significato, anzi non lo acquista mai perchè per loro sono disponibili piccoli bungalof con giardino ordinati e ben tenuti. Sono gli orti comunali (Pretzlauerberg nord e Charlottesburg nord) che vengono messi a disposizione dal comune a tutti coloro che ne fanno richiesta (entro i tempi prestabiliti, perchè il tempo è un elemento importante) e che altrimenti non avrebbero la possibilità di tenerne uno, perchè abitano in centro al quinto piano di un palazzo. E sono anche i quartieri (Friedrichschain e Pretzlauerberg) che sembrano auto-gestiti da gruppi di giovani per quanto sono vivi, freschi, contemporanei e pieni di vita. E' questo che colpisce di Berlino, una città che ricorda il proprio passato e contemporaneamente riparte verso il futuro ad ogni angolo. Tra un palazzo rimasto in piedi dai tempi degli Hoenzoheller e un monumento del Reich, un edificio ipermoderno voluto dalla sony e uno spiazzo ancora in costruzione, riempito nell'attesa da murales legali. Berlino è sinonimo di apertura, di contaminazione. Forse più di Londra, che è nostalgica infondo, forse più di Amsterdam che è fin troppo libertina e spregiudicata. O forse non lo è e lo fa solo percepire. Ma è una percezione piacevole, che mette gioia di vivere, di fare, di condividere, di aprirsi. Di certo è quanto più distante da noi, dalla nostra realtà immutabile e appesantita. Dalle nostre potenzialità destinate a non esprimersi mai, dai nostri colori che conoscono purtroppo poche sfumature.

4 commenti:

  1. Bellissimo scritto Luca. Sarebbe bello vedere anche qualche fotografia, magari ci organizziamo per una serata con Elena, Nicola e chi c'è! Un bacione, Fulvia

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  2. Grazie Fury! Beh il 15 ci vediamo a Trento no? Porto giù le foto! Non le carico qui perchè sono pesanti e ci metto tempo a convertirle. Tempo che purtroppo causa lavoro in questo periodo non ho...

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  3. Hai ragione: serata il 15 con cenetta, foto e concerto! ;) A presto! Fulvia

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  4. città fantastica..nulla da dire se non consigliare di vederla, a parole non riesco a definire il senso di pieno e di vuoto, del pieno costruito sul vuoto lasciato dai bombardamenti, dalla vita rigogliosa sulla morte, dalla crescita dopo la distruzione.

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