mercoledì 20 maggio 2009

L'Europa e la Birmania

Da circa una settimana in Birmania la situazione politico/sociale ha subito l'ennesimo tracollo. Il regime militare che attualmente la governa, sostenuto dalla compagnia petrolifera multinazionale TOTAL (come ben documenta il libro di Cecilia Brighi "il pavone e i generali") ha incarcerato Aung San Suu Kyi, leader della fazione democratica e unica reale legittima governate del Paese dato che nel 1990 stra-vinse le elezioni "democratiche" salvo essere deposta immediatamente dall'esercito con un illegittimo colpo di stato che ha dato inizio all'attuale dittatura. Aung, già premio nobel per la pace, è rea di aver violato gli arresti domiciliari e di aver ospitato uno straniero in casa sua, fatto giudicato inverosimile soprattutto a pochi giorni da un fittizio voto popolare concesso dal regime per "legittimare" ulteriormente il governo in essere. 
Il fatto è di per se poco chiaro e probabilmente appunto viziato da interessi politici, dato che tra un paio di settimane gli arresti domiciliari della leader democratica si sarebbero infatti esauriti come per normale decorso della pena, e la sua popolarità è ancora ovviamente altissima.
Ciò che ha fatto scalpore e che mi ha spinto a riflettere ulteriormente sulla faccenda, è chiaramente la reazione dei leader Europei che hanno risposto all'isolamento di Aung, paventando la possibilità di boicottare ed isolare del tutto un paese già abbandonato a se stesso ed al controllo delle multinazionali ormai da più di 25 anni. 
Ciò che vuole il regime infatti è proprio l'isolazionismo, sul quale ha fatto leva per tutto il tempo di cui sopra al fine di celare per mancanza di informazioni stragi come quella dei monaci buddisti nel 2007, o ancora di impedire l'arrivo degli aiuti internazionali nel corso del terremoto di qualche anno fa, che provocò oltre 140.000 morti. E' poi la strategia analoga adottata da Castro a Cuba, non a caso regime militare totalitario pure questo.
Isolare ulteriormente la Birmania quindi non può che far male al popolo, oltre ad essere la strategia perseguita dallo stesso regime militare appunto. Esiste inoltre da alcuni anni un embargo a livello europeo sui prodotti provenienti dalla Birmania che non ha però impedito alla compagnia petrolifera TOTAL appunto, di continuare i propri affari con i gerarchi militari, i quali concedono l'accesso a pozzi ed a condotti petroliferi in cambio di denaro, costringendo con la forza donne e bambini a lavorare in regime di schiavitù negli stessi pozzi. Soldi che vengono utilizzati poi dal regime per acquistare armi sempre più sofisticate solitamente dal governo Indiano, il quale a sua volta ottiene i propri prodotti bellici grazie all'acquisto di componenti francesi, italiane e inglesi. E tutto questo è rimasto sempre al di fuori delle cronache. L'occidente inteso qui come opinione pubblica, non vuole vedere come spesso accade, ma in questo caso non potrebbe nemmeno, vista la decisione di isolare appunto il paese, di lasciarlo al suo destino. Decisione che ha portato appunto a tutto quello di cui sopra. Quindi perchè ostinarsi con questo atteggiamento di chiusura? Il popolo birmano ha bisogno se mai di apertura, di poter far sapere, di fare circolare informazioni. Ma l'Europa chiude ed intanto permette a Cina, Russia ed India d'importare gas e legname birmano grazie a qualche concessione di stampo mafioso. Tutto questo accade in Birmania, ma non ne sappiamo nulla, e a quanto pare non sarà certo la CE che ci aiuterà a scoprire qualcosa. 

5 commenti:

  1. E come turista non ti accorgi di niente: tutto sembra perfetto, idilliaco...questo è quello che mi hanno raccontato i miei genitori dopo il loro viaggio in Birmania. Un posto da sogno, dove la vegetazione cresce rigogliosa e le masse sorridono benevole al turista di passaggio. Sono cordiali e solari (all'apparenza?), ma se provi a chiederegli qualcosa sulla dittatura, o di quei pochi episodi che conosciamo, nessuno ti risponde.

    Fulvia

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  2. le dittature, sia di destra che di sinistra, non sono mai stato un bello spettacolo (in tal senso l'immagine del "che" qui a destra stona un po) e non so quale sia la strada migliore per uscirne. credo però che l'impulso di liberazione debba venire dall' interno, la volontà di liberarsi deve venire dal popolo di questi stati... l'appoggio eventuale di altri stati esterni deve venire secondo me dopo...

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  3. Ci sono delle letture intensissime a tal proposito sul fronte di liberazione birmano attivo dal 1991. La lotta è continua, il regime però sopprime. Un aiuto da parte di un organismo internazionale è fondamentale per popolazioni come quella birmana. Come lo sarebbe per quella cubana, costretta in media a vivere con 3 dollari americani al mese e bistrattata dagli organi internazionali perchè letteralmente tagliata fuori dagli USA e dalla loro sfera di influenza.

    L'immagine del CHE a fianco, oltre che essere un richiamo ad un film che secondo me va visto a seconda delle posizioni politiche, riassume proprio la volontà di liberarsi di un popolo, che però non può essere lasciata sola.

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  4. Oggi Obama ha chiesto ufficialmente la liberazione di Aung San Suu Kyi, e mi sembra che fin'ora sia l'unico ad averlo fatto... mi chiedo io, ma e gli altri leader politici dove sono? Lasciamo perdere il nostro che e' troppo preso a farsi circondare da "buone-donne", ma gli altri? Sono d'accordo con Luca nel sostenere che e' difficile uscire da una dittatura senza il supporto internazionale proveniente da NGOs e dai Governi del resto del mondo.
    Al G20 i leader delle nazioni piu' economicamente potenti del mondo sembravano tutti uniti per un mondo migliore, e alla fine non si rendono nemmeno conto che sono queste battaglie che rendono il mondo un posto migliore. Un posto dove non si pensa solo al proprio orticello, ma anche alle cause degli altri. E dato che questi 20 leader sono le persone che piu possono avere influenza sulla Birmania sarebbe utile che si esprimessero almeno in questo contesto per raggiugere una giustizia globale. Per dare un esempio ad altri paesi che convivono con dittature per cercare di far loro capire che questi metodi di soppressione sono inaccettabili in un mondo moderno. Ma regna il silenzio....

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  5. Infatti. purtroppo invece i G8 o G20 ecc, sono solo una vetrina politica per i paesi auto-definitisi più sviluppati degli altri...

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