mercoledì 17 giugno 2009

Considerazioni sul post-liberismo

Post socialismo e post liberismo sono temi molto trattati dall'economia di questo ultimo anno di crisi economica globale. E se di post socialismo in particolare si può parlare a ragion veduta dopo gli esiti delle elezioni europee che hanno visto le sinistre di tutta Europa annegare in un bagno di sangue (del proprio ahimè), è pur vero che anche il liberismo può definirsi in una fase avanzata di superamento. La crisi economica infatti ha portato i liberisti convinti, gli Smithiani (da Adam Smith, teorizzatore della mano invisibile del mercato che tutto regola e fa girare), e quindi le destre dei paesi del G8 su tutti, ad applicare principi lungi dall'essere parte della teoria economica liberista, bensì più socialisti. 
L'interventismo statale, così come il protezionismo e le pratiche di liquidazione pubbliche, sono state e sono tutt'ora la spina dorsale del nuovo corso economico con il suo pacchetto di interventi a sostegno di aziende private, banche, assicurazioni. E' successo quindi che chi professava il libero mercato, la neutralità dello stato a qualunque costo ecc., si sia dovuto ricredere dall'oggi al domani a causa del crollo delle fondamenta stesse su cui si basava quel credo. Principi propri del socialismo sono quindi venuti in soccorso delle teorie economiche più liberali, disarmando di fatto le sinistre di tutti i paesi che si sono ritrovate ad essere letteralmente svuotate dei propri contenuti riformisti, d'improvviso invecchiati e non più attuali in quanto già propri delle destre. 
Ci si chiede il perchè della caduta della sinistra, beh credo che frammentazione a parte (comunque causa principe della situazione attuale non solo in Italia) il motivo primario sia da individuarsi in questo. La destra ha avuto la faccia tosta di rinnegarsi e rigenerarsi facendolo, la sinistra non è stata nemmeno in grado di rendersene conto, di farsi le domande giuste e di farlo notare quanto avrebbe dovuto.  Purtroppo.
E' lecito quindi parlare di ideologie "post".
Si collega a questo tra l'altro, il ragionamento se così si può chiamare, di Berlusconi sui media che gli danno contro (lo dice lui). Il "consiglio" dato pubblicamente qualche giorno fa dal premier alle aziende Italiane in merito a come dirottare le proprie campagne pubblicitarie da media che lui definisce "catastrofisti", ad altri più in linea con il suo pensiero (di regime), non può che ascriversi ad un superamento di ideologia liberista, seppur inconscio.
Può infatti Mr Mediaset, Mr Mondadori, Mr Marketing, invitare le aziende italiane dall'alto del suo trono, a scegliere i propri investimenti pubblicitari sulla base di presunti contenuti negativi di un mezzo (si riferiva in particolare alle TV non detenute in prima persona e ai giornali non di porprietà) e non sulla base di criteri come la profittabilità del mezzo, l'audience raggiunto, il target di riferimento, la credibilità e la solidità del gruppo?
Alla faccia della mano invisibile del mercato...
Eh si, in Italia come sempre le questioni ideologiche sono sempre più complicate che in altre situazioni geografiche e in questo caso lo scenario si profila agghiacciante non solo per gente di sinistra, ma anche per chi a destra crede veramente in determinati principi economici di mercato. Sempre che nelle dichiarazioni dei nostri politici si vogliano cercare certi riferimenti e certi "superamenti".
Di cosa parliamo allora: Post-liberismo o mediaset pensiero?

2 commenti:

  1. pur non essendo in grado di sostenere discussioni politiche di così alto livello (almeno nella prima parte del post), io posso solo dare la mia personalissima idea di quanto sopra. cioè l' estremismo sia socialista che liberista è comunque sempre sbagliato. tanto che il liberismo viene definito TEORIA economica, mentre il socialismo è definito UTOPIA politica. la difficoltà infatti secondo me è saper miscelare nella maniera corretta le varie ideologie politiche senza che nessuna prevalga in maniera forte sulle altre. gli aiuti di stato (ricordo che banalmente lo stato siamo noi), possono, se correttamente utilizzati, aiutare chi in quel momento è in difficoltà, sia impresa che operaio, sia banca che che pensionato. è chiaro che l'utilizzo menefreghista e sfrontato di questi fondi crea uno stato assistenzialista che a lungo andare non piò fare altro che entrare in crisi finanziaria.
    La crisi della sinistra secondo me poi è causata dal più lapalissiano dei motivi: basta leggere la parte finale del post quì sopra, oppure ascoltare un qualsiasi leeder della sinistra italiana, oppure guardare una qualsiasi trasmissione televisiva di parte.
    Il problema della sinistra infatti è berlusconi!
    quello che fa o non fa, quello che dice o non dice, con chi si vede o con chi non si vede, è diventato oggetto di dibattito politico pure il fatto che divorzi! Ecco, il giorno che la sinistra italiana smetterà di guardare cosa fa berlusconi e inizierà a fare un discorso politico vero, che prescinda dalle veline che circondano il presidente del consiglio, allora, e solo allora qualcosa potrà iniziare a cambiare.
    PS:Per i post comunisti interessati alla vita mondana del silvio, e un po per sdrammatizzare, volevo solo segnalarvi che la triste signora lario, ex in berlusconi, si è accordata per una buonuscita matrimoniale di mille milioni di euro (sticazzi)

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo praticamente con tutto quello che dici!
    Sia nella prima che nella seconda parte. Mi è piaciuta soprattutto la parte dei distinguo terminologici: utopia politica e teoria economica. Nella pratica infatti è proprio così!

    RispondiElimina