Condanne per un totale di 85 anni di carcere a 25 dei 27 imputati. Tra loro tutti i massimi esponenti delle forze dell'ordine. Nel primo grado di giudizio, nel 2008, erano stati assolti in 16
GENOVA - I giudici della Terza sezione della Corte d'Appello di Genova hanno ribaltato la sentenza di primo grado 1 per i disordini e l'irruzione alla scuola Diaz del luglio 2001 a Genova. Tutti i vertici della polizia che erano stati assolti hanno subito condanne comprese tra 3 anni e 8 mesi e 4 anni unitamente all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Nel complesso le pene superano gli 85 anni. In totale sono stati condannati 25 imputati sui 27. Il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri è stato condannato a quattro anni, l'ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini a cinque anni, l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi (oggi all'Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna) a quattro anni, l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola (ora vicequestore vicario a Torino) a tre anni e otto mesi, l'ex vicecapo dello Sco Gilberto Caldarozzi a tre anni e otto mesi. Altri due dirigenti della Polizia, Pietro Troiani e Michele Burgio, accusati di aver portato le molotov nella scuola, sono stati condannati a tre anni e nove mesi. Non sono stati dichiarati prescritti i falsi ideologici e alcuni episodi di lesioni gravi. Sono invece stati dichiarati prescritti i reati di lesioni lievi, calunnie e arresti illegali. Per i 13 poliziotti condannati in primo grado le pene sono state inasprite. Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di reclusione per i 27 imputati. In primo grado furono condannati 13 imputati e ne furono assolti 16, tutti i vertici della catena di comando. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto in primo grado 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere. In primo grado furono assolti Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco e oggi capo dell'Antiterrorismo, Giovanni Luperi; Gilberto Caldarozzi e Spartaco Mortola.
(18 maggio 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dieci anni per arrivare ad una conclusione auspicata ma non scontata (quanti altri episodi simili non hanno ottenuto "giustizia"). Purtroppo l'onda non colpirà chi aveva ed ha le responsabilità politiche dell'accaduto.. Anche queste condanne rimarranno come un cerotto attaccato ad una brutta sbucciatura sul ginocchio. Nasconde la ferita, accontenta la mamma, ma nulla può fare contro l'infezione interna ed i microbi (in termini di tensioni sociali e contrapposizioni di forze) che la ferita inevitabilmente comporta e porta con se.
RispondiEliminaRob.
Esattamente la stessa lettura. Se non altro però alcune colpe sono state riconosciute ed è stata fatta un po' di luce. Anche se i riflessi provenienti dagli specchietti per le allodole rimangono molto forti...
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