Un uomo è disteso su un lettino. Si capisce subito che è morto: siamo in un obitorio e accanto a lui c'è una donna che lo piange. Pian piano l'inquadratura si allarga, e alla fine si vede cosa lo ha ucciso: un panino. Il Physicians Committee for Responsible Medicine (Pcrm), un'associaizone di medici, prende di mira McDonald's e senza mezzi termini condanna i suoi hamburger. Lo spot è stato lanciato negli Stati Uniti e contiene un messaggio chiaro: quei panini uccidono. Non un'accusa velata ma un vero spot contro la società della grande M, il cui logo è ben visibile alla fine dello spot con tanto di claim rivisitato "I was loving it". Uno spot contro colesterolo, pressione alta e rischi di infarto. Finalmente un advertising sfrontato quanto quelli delle multinazionali che predicano ecologia, salute ed interesse per l'essere umano. Mac su tutte...
Stai colmo! Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l'incubo è confonderli!). Così tra tellurico ed onirico, in uno spazio agli antipodi, in un limbo dell'imparadiso ho avuto un sentore: URGE. - Alessandro Bergonzoni 2011 -
lunedì 20 settembre 2010
giovedì 9 settembre 2010
Fine del supporto fisico?
E' di qualche giorno fa la notizia del buco di 1 miliardo di dollari accumulato dalla catena multinazionale di homentertainment più conosciuta al mondo: blockbuster. Una voragine gigantesca ed incolmabile dai finanziatori soprattutto perchè maturata anche a causa della chiusura di ben 1000 punti vendita in tutta America. Chiusure naturalmente causate da tutti noi, onnivori downloader sostenitori del copyleft e del file sharing più selvaggio. Chiusura quasi normale quindi ed annunciata che se da una parte invita ancora una volta di più aziende, lobby dell'intrattenimento e governi a ripensare totalmente le leggi sul copyright e a nuovi modelli di business che partano dai nuovi consumi generati dalla società del web 2.0, dall'altra parte deve far riflettere sull'estinzione del supporto fisico, del feticcio: la cassetta prima, il dvd poi, il blu ray domani. Tutti questi supporti sono destinati a lasciare il passo a servizi di download a pagamento (Apple ha appena lanciato una nuova innovativa I-tv) che non necessiteranno più di pesanti scaffali in grado di supportare la nostra videoteca, bensì di piccoli contenitori di infiniti dati video, audio e quant'altro. Un po' dispiace soprattutto ai nostalgici del supporto, ma sono profondamente convinto che a decretare la fine di esso, non siano stati tanto i "pirati" o i download a pagamento (che in USA sono molto più diffusi rispetto all'Europa), quanto le scellerate politiche commerciali e distributive di tutta la catena del valore del sistema cinematografico: casa di produzione, major, catena di distribuzione. Multinazionali multimilionarie che non si sono accorte che mentre il mondo accedeva al contenuto gratuitamente, invece di lavorare sulle modalità alternative di accesso e fruibilità, hanno perpetuato insistentemente la vendita del contenitore a prezzi folli e fuori mercato. Scorrete lacrime, disse il poliziotto.
sabato 4 settembre 2010
Viral marketing responsabile
Il viral marketing comprende tutte quelle attività di comunicazione rese possibili oggi dal web 2.0 e volte a diffondere un messaggio, un video, un immagine come una propagarsi virale appunto, all'interno della rete. Obiettivo vendere, sensibilizzare, fare conoscere, o semplicemente generare profitto. Ecco un esempio di viral marketing socialmente responsabile messo in piedi da un'associazione ambientalista americana. E' geniale.
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