giovedì 9 settembre 2010

Fine del supporto fisico?

E' di qualche giorno fa la notizia del buco di 1 miliardo di dollari accumulato dalla catena multinazionale di homentertainment più conosciuta al mondo: blockbuster. Una voragine gigantesca ed incolmabile dai finanziatori soprattutto perchè maturata anche a causa della chiusura di ben 1000 punti vendita in tutta America. Chiusure naturalmente causate da tutti noi, onnivori downloader sostenitori del copyleft e del file sharing più selvaggio. Chiusura quasi normale quindi ed annunciata che se da una parte invita ancora una volta di più aziende, lobby dell'intrattenimento e governi a ripensare totalmente le leggi sul copyright e a nuovi modelli di business che partano dai nuovi consumi generati dalla società del web 2.0, dall'altra parte deve far riflettere sull'estinzione del supporto fisico, del feticcio: la cassetta prima, il dvd poi, il blu ray domani. Tutti questi supporti sono destinati a lasciare il passo a servizi di download a pagamento (Apple ha appena lanciato una nuova innovativa I-tv) che non necessiteranno più di pesanti scaffali in grado di supportare la nostra videoteca, bensì di piccoli contenitori di infiniti dati video, audio e quant'altro. Un po' dispiace soprattutto ai nostalgici del supporto, ma sono profondamente convinto che a decretare la fine di esso, non siano stati tanto i "pirati" o i download a pagamento (che in USA sono molto più diffusi rispetto all'Europa), quanto le scellerate politiche commerciali e distributive di tutta la catena del valore del sistema cinematografico: casa di produzione, major, catena di distribuzione. Multinazionali multimilionarie che non si sono accorte che mentre il mondo accedeva al contenuto gratuitamente, invece di lavorare sulle modalità alternative di accesso e fruibilità, hanno perpetuato insistentemente la vendita del contenitore a prezzi folli e fuori mercato. Scorrete lacrime, disse il poliziotto.

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