sabato 28 marzo 2009

Una TV diversa

Giovedì scorso a "Che tempo fa" su rai 3, brillante trasmissione di Fabio Fazio, è andato in un onda un altissimo picco di televisione. 2 ore in compagnia di Roberto Saviano, delle sue (nostre) storie, di un'analisi giornalistica puntuale, dell'informazione vera. Fazio quasi raggelato, imbarazzato nel dover interrompere con la pubblicità il monologo di Roberto. Pubblico in sala ammutolito e a tratti commosso.
Ciliegina sulla torta il confronto finale di saviano con Paul Astner e David Grossman, due dei più grandi scrittori del nostro tempo. Sentirli parlare tra loro a proposito del potere della parola, dell'immaginazione e della potenza della creatività applicata ai fatti nel nuovo genere no-fiction che tutti e 3 stanno portando avanti e sviluppando in direzioni nuove, è stato veramente magnifico. estatico.
Al che sembrava quasi strano che ciò potesse avvenire su una tv generalista ed in prima serata. E mi è sembrato ancora più strano leggere all'indomani i dati share: 19% per Che tempo fa. 
4.000.000 di spettatori incollati alla tv per Saviano. Per capire meglio il tempo in cui viviamo.
Numeri da reality, ma stavolta si trattava di realtà per davvero.
E allora penso: la gente in fondo, quella che si cataloga velocemente come massa, non è proprio ancora del tutto assopita se dedica del tempo ad informarsi in quella maniera con Saviano.
Forse vogliono solo farci credere che la gente chieda isole e grandi fratelli, vallette siliconate e comici faciloni. Forse una tv diversa in realtà sarebbe possibile se l'intento di politica e media non fosse quello di tenerci silenti ed imbambolati (perchè di questo si tratta).
Forse ci sarebbe anche speranza se di serate così ce ne fossero di più in televisione, e questa venisse utilizzata come mezzo per formare una identità collettiva, una consapevolezza diffusa. 
Peccato che non sarà così. Peccato che per una diretta con Saviano ci saranno altre 10 edizioni del grande fratello. Peccato che chi è al potere sia di fatto il GRANDE FRATELLO. 
Orwell, ci sei?

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