Viviamo in tempi strani e bastardi. Il mondo torna indietro di 60 anni allo spettro nucleare, alla paura fottuta di mutazioni, radiazioni, tempeste atomiche, nevi nuclerari. Assistiamo impotenti allo sfaldarsi delle certezze, per l'ennesima volta. Guardiamo distrattamente dall'altra parte del mondo mentre nella nostra nazione si festeggia un ideale ormai andato perso da 150 anni. Esaltiamo la forza, la rabbia e l'orgoglio attraverso parate militari mentre ci apprestiamo a fornire armi, quella stessa forza e basi militari per combattere uno storico, folle, alleato.
Guardiamo alle stragi con strafottenza, invochiamo la necessità di energia pulita accordandoci con i dittatori somali per stivare le scorie di quell'energia nella loro terra. Ci preoccupiamo perchè quelle scorie sono le stesse che ci fanno paura rivolgendo lo sguardo al giappone, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di loro per affrancarci dalla richiesta di energia estera e abbassare il deficit della nostra bilancia commerciale. E festeggiamo.
Guardiamo quasi con invidia alle rivoluzioni in atto, incapaci di dare vita alla nostra, poi reagiamo con sdegno se i rivoluzionari si posano sulla nostra terra. E intanto, festeggiamo.
Alcuni di noi, purtroppo la minoranza, è stanca del parlare, del promettere, del discorrere di politici corrotti e impuniti, ma non resiste al fascino di un applauso rivolto al parlamento, dove un anziano signore parla di un'Italia ormai passata, distrutta, rasa al suolo nei valori ed ideali.
E festeggiamo.
Facciamo zapping tra gli stimoli esterni, slalom tra le notize interne ed estere e componiamo il nostro blob personale.
Chi ci capisce più qualcosa si alzi in piedi.
Ah ecco, siete tutti seduti.
Credo che tu abbia colto nel segno parlando di confusione ed incertezza, daltronde dopo Heisemberg, 1927, il Principio di Incertezza non consente grossi spiragli, grosse visioni nemmeno probabilistiche di ciò che potrà avvenire; personalmente non mi è chiaro cosa si debba fare, se prendere posizione su almeno uno degli aspetti che hai tratteggiato o rifugiarmi chissà dove a meditare in solitudine, facendo slalom come dici tu tra tsunami informatici, terremoti morali o presunti tali; di una cosa però sono sufficientemente certo: il dialogo è essenziale, è essenziale coltivarlo continuamente anche se è dura, difficile, URGE! (come direbbe il maestro A. Bergonzoni), meglio non dire, non esporsi, occultarsi; infine, non ci crederete, sostengo da un po' l'importanza del recupero delle tradizioni, il recupero del passato, della memoria storica, e passi se Napolitano è vecchio e incartapecorito, è comunque un simbolo - simulacro della storia che ci attraversa, festeggiare i 150 anni non è stata una iniziativa di poco conto, io l'ho vissuta per quel poco di identità mutevole e mutante che rimane allo scorrere del tempo. A proposito del nucleare, amo le frasi fatte, concludo con una che adoro: "serva ordinem ed ordo servabit te!" Nic.
RispondiEliminaHai ragione vecchio mio, forse ciò che resta chiaro è che si debba tentare di recuperare le cose semplici, i simulacri di ciò che era, capire da loro ciò che bisogna fare o tentare di fare. E poi simboli, icone, bandiere. In questo senso anche i 150 anni hanno un certo significato. Ma quanto può durare il senso di ricerca di significato dietro a tutto questo? Prima di tornare a slalomeggiare tra fatti che accadono ad altri e poi a noi alternativamente? domande che cadono nel vuoto. Il parlare, confrontarsi, scoprirsi in altri rimane comunque imprescindibile.
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