venerdì 24 aprile 2009

I fantasmi traditi del 25 aprile 1945

25 aprile, tempo di celebrazioni. Anniversario della liberazione dell'Italia dal nazifascismo, da una guerra estenuante, da situazioni a noi lontane ma non poi così tanto... Si parla sempre di liberazione però spesso a sproposito, puntando l'attenzione più sui liberati che sui liberanti e, se essa viene ogni tanto puntata su questi ultimi, è più per discernere chi era in buona fede da chi no, chi si merita di essere celebrato e chi invece no, chi era italiano-contro e chi italiano-pro, chi era partigiano buono e chi no. Fa arrabbiare perchè denota ingraditudine verso chi ha lottato e a quel tempo c'era, ingratitudine per altro dietro alla quale si cela spesso un atteggiamento facilone e privo di conoscenza dei fatti, di memoria. Fa sorridere perchè si tratta di un atteggiamento fin troppo scontato, fin troppo auto-indotto da una cultura di informazione di parte, quella di chi ha avuto il privilegio di raccontare la storia e di raccontarla come ha voluto. Si dimenticano fatti, si cancellano persone, si trasformano a volte eroi in fantasmi e diavoli in eroi. E' così da sempre, è così per qualsiasi guerra e fatto storico di una certa rilevanza. La versione dei fatti di chi ha vinto non corrisponde mai a quella di chi ha perso. E comunque sarà solo una versione ad essere raccontata. La storia del 25 aprile non fa eccezione in questo senso, ma ad affrettarsi a prendere le distanze dai fatti in questo caso, è la stessa parte "vincitrice" che rifiuta spesso se stessa, perchè ha vinto si, ma non nel modo in cui avrebbe voluto. La storia della RESISTENZA viene minimizzata, grandi uomini ai quali dovrebbero essere dedicate strade e piazze vengono invece cancellati o ridotti ad omuncoli traditori della patria, eccetera eccetera. Fin troppo facile. Fin troppo scontato. I meccanismi di trasmissione del passato passano sempre per revisionismo e distorsioni. Molte forze producono interferenze. Che si può fare allora? Cosa può fare chi è cosciente di ciò che fu la resistenza, di ciò che fecero i partigiani? Continuare a raccontare, senza mitizzazioni, persino con distacco se possibile! Portare il peso di tutto quanto: delle vittorie e degli errori (furono tanti). Senza scadere nel buonismo, nell'autocelebrazione che scoprirebbe il fianco agli squali pronti ad attaccare. L'antifascismo non ha nulla da cui difendersi. Non deve farlo. Non deve giustificarsi. E' stato fatto ciò che andava fatto e va solo ri-raccontato. Personalmente nutro profondo rispetto per la nostra storia di Resistenza, per tutte le storie di resistenza, le uniche a ben vedere di nazionalismo genuino. Riconosco però anche gli errori che sono stati commessi da parte di una sinistra che non ha fatto quanto sopra auspicato, ma ha contribuito invece a permettere a fascisti e neo-fascisti di infangare il ricordo partigiano, permettendo che venisse confuso con il brigatismo. I 2 "movimenti" sono sì legati dalla sponda di provenienza, ma non vanno confusi. Colpa anche della sinistra se invece questo è accaduto e continua ad accadere. Estremismo e patriottismo hanno punti in comune, si sfiorano i lembi e si dopano a vicenda, ma confonderli è un atto intellettualmente criminoso. Il mio pensiero in questi giorni va quindi ai fantasmi dimenticati, ai Vitagliano Ravagli della nostra guerra, a quelli che come lui hanno lottato per liberarsi dal regime e hanno poi continuato a seguire la loro vocazione anti-fascista, anti-regime uscendo a combattere anche dall'Italia, recandosi in Bolivia ed in Indocina dalla parte dei movimenti di resistenza. Come loro centina di Italiani, giovani idealisti, di cui la storia si è dimenticata e che anzi, in certi casi non ha mai voluto ricordare perchè sarebbe scomodo riconoscere dei patrioti impegnati anche in guerre non nostre e per giunta dalla parte "sbagliata" (anti-americana). A loro va il mio 25 aprile. Ai fantasmi traditi. Ma "le storie sono asce di guerra da disseppellire", facciamolo.

1 commento:

  1. Tra l'altro vi segnalo un libro di cui ho appena appreso e che ho subito ordinato on-line: RAZZA PARTIGIANA, storia di un partigiano somalo medaglia al valore ed operante in Trentino e morto in val di fiemme nel 1945. Quante cose ci sono ancora oscure...

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